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21 giugno 2016

Patagonia e Vajont, storie di un passato scomparso

C'erano una volta due gruppi di persone che vivevano una vita semplice, all'insegna dei racconti attorno al camino, del contatto con la natura e del rispetto nei confronti degli altri esseri viventi.
C'era una volta una vecchietta che rendeva fertile la terra che toccava, un forte spirito di collaborazione e l'amore per il proprio lavoro quotidiano.
C'erano una volta due terre. Oggi sono rimasti due libri.

La Patagonia di Luis Sepulveda

"Ultime notizie dal Sud" di Luis Sepulveda racconta il viaggio di uno scrittore e un fotografo.

I due, armati di una Moleskine e una Leica, decidono di esplorare la Patagonia alla ricerca di storie.
Tra paesaggi mozzafiato e luoghi dove il tempo sembra essersi fermato, entrano in contatto con una realtà in via d'estinzione, fatta di natura e artigianato, suggestive leggende e vite avventurose.

Nel deserto incontrano una persona in cerca del legno perfetto per un violino speciale; in un bar il discendente di Davy Crockett; a El Bolson un vero folletto. Ma si tratta sempre di ultime storie, di piccoli brandelli di un passato che già oggi non è più possibile ritrovare. E la toccante avventura della coppia si trasforma nello struggente addio a una regione cancellata dall'avidità dei potenti della terra.


Il Vajont di Mauro Corona

Di ultime storie parla anche "Il volo della martora" di Mauro Corona, potente e malinconico racconto dedicato al Vajont e alla sua gente.

Quelle di Corona sono narrazioni dal sapore montanaro, che hanno per protagonisti falegnami e cacciatori e raccontano non solo di animali, fiori, alberi, ma anche di sentimenti, aspirazioni, valori. Tutti scomparsi.

Le pagine si susseguono riempiendosi di calore e umanità e, a volte, anticipano quello che sarebbe stato il destino della gente del Vajont, al di là del disastro del 9 ottobre 1963.

Emblematico in questo senso è il racconto dell’avvento (grazie ai lavori sulla diga) di nuove possibilità lavorative e maggiore disponibilità di denaro che portano in città la prima televisione, televisione che sostituisce immediatamente il consueto momento del racconto attorno al fuoco, annientando tradizioni e distruggendo l'anima di un paese.

L'evento diventa una delle prime cause della lenta e inesorabile trasformazione della gente del Vajont, resa dal capitalismo più solitaria, più fredda, più chiusa. E soprattutto dotata di sempre meno parole.
Parole che, per fortuna, è ancora possibile ritrovare nei libri.

Due favole tristi, un monito per il futuro
I racconti di Mauro Corona e Luis Sepulveda sono favole dal triste finale che riguardano anche noi, perché ci ricordano l’importanza di ridimensionare il concetto di crescita e sviluppo.

Svuotati di contenuto, senza tradizioni e valori, schiavi dei consumi e privati della stessa facoltà d'immaginare o pensare, diventiamo peggiori dimenticando completamente la magia del mondo che ci circonda.

Poiché rimarginare le ferite del passato è sempre più difficile che prevenire scelte sbagliate, vi consiglio di trovare in questi libri una guida a ciò che conta e che vale davvero la pena difendere e preservare. Gli splendidi racconti di Corona e Sepulveda, per chi è in grado di apprezzarli, possono essere un meraviglioso salvagente per mantenere intatta la propria umanità.

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