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08 novembre 2021

Le voci di Svetlana Aleksievic

Sono voci. Alcune gridano, altre sussurrano. Alcune sono rotte da un piano dell'anima, altre ancora vibrano di una rabbia che non trova sfogo e di un disgusto inarrestabile.
Piangono non solo su un passato tormentato, ma anche su un presente che ha deluso ogni aspettativa. Piangono perché, per molti motivi, il presente è peggio del passato.

Questo è il "Tempo di seconda mano" di Svetlana Aleksievic, la descrizione della vita in Russia dopo il crollo del comunismo. Un libro che ti ferisce nel profondo, ti blocca il respiro, chiama le tue lacrime.

Come in "Preghiera per Chernoby'", anche in queste pagine Svetlana racconta un dramma corale raccogliendo storie, documenti, interviste, appunti. Tutte diverse, ma ugualmente toccanti.

Non c'è speranza in questo libro, e nemmeno belle storie a lieto fine. La stessa lettura deve procedere lentamente, a piccole dosi, in modo da non essere risucchiati in questo amaro vortice.

C'è tanto dolore in questo libro. Un dolore che però, se ben capito e interpretato, può essere una lezione utile per analizzare la realtà odierna, per accrescere la nostra capacità di analisi critica e il nostro bagaglio culturale, che è fondamentale per orientarsi nella giungla degli avvenimenti moderni.

E la scrittura? È spietata, asciutta, vera, con un sapiente uso della punteggiatura e delle pause, che arricchisce di emozione ogni singola testimonianza, quasi tutto il libro fosse un malinconico spettacolo teatrale.


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