"Le belle parole non hanno valore se non ci rendono persone migliori."
Tanto fredda e inospitale è la terra d'Islanda, tanto caldi e rigogliosi sono questi romanzi. Tanto buio è questo angolo di mondo, tanta più la sua gente aspira alla luce. E alla fine i due libri diventano una corroborante bevanda per l'anima. Una bevanda che va assaporata lentamente, gustandone ogni sorso per non perdere nessuna sensazione.
È questa la frase che più mi è rimasta impressa dopo aver finito di leggere "I pesci non hanno gambe" e "Grande come l'universo", i due volumi della straordinaria saga famigliare islandese di Jón Kalman Stefánsson.
Questa combinazione di parole mi è rimasta nel cuore, oltre che per la sua bellezza mozzafiato, perché quelli di Stefánsson sono due romanzi ricchi di frasi capaci di renderci migliori.
Affrontare questi romanzi è ritrovarsi di fronte alla potenza dei grandi classici della letteratura, trovare una bussola per orientarsi nella vita, viaggiare in un luogo sconosciuto e nuotare in un mare ricco di poesia. È vivere un'esperienza, più che leggere un libro.
Questa combinazione di parole mi è rimasta nel cuore, oltre che per la sua bellezza mozzafiato, perché quelli di Stefánsson sono due romanzi ricchi di frasi capaci di renderci migliori.
Affrontare questi romanzi è ritrovarsi di fronte alla potenza dei grandi classici della letteratura, trovare una bussola per orientarsi nella vita, viaggiare in un luogo sconosciuto e nuotare in un mare ricco di poesia. È vivere un'esperienza, più che leggere un libro.
Storia di un ritorno a casa
La storia prende il via quando Ari torna in Islanda dopo un lungo esilio auto inflitto per aver tradito e abbandonato la moglie Pora e i figli. Se il pretesto è la vita del padre giunta ormai al capolinea, il motivo reale è una forza di attrazione sconosciuta che lo richiama a casa.
Ari torna in Islanda e di conseguenza torna da sé stesso, ritrovandosi a fare i conti con i fantasmi di tre generazioni. La sua storia si intreccia con quella della nonna Margrét, che agli inizi del '900 aveva lasciato il Canada e i suoi sogni per inseguire l'amore del pescatore Oddur, e con la storia del padre, rimasto vedovo con un figlio a carico.
Non sullo sfondo, ma come un fluido capace di amalgamare il tutto, la storia e l'anima dell'Islanda, terra fredda, inospitale, disegnata dalla natura e dal mare, contesa, invasa e alla perenne ricerca di una identità o un ruolo, proprio come i protagonisti della storia.
Un insegnamento prezioso
Tre storie segnate dalle intemperie della vita, dunque. Tre esperienze di vita strettamente concatenate tra loro, dove ogni persona è il risultato di esperienze precedenti.
È un romanzo generazionale, una grande saga che ci guida alla scoperta delle possibili e infinite interpretazioni dei legami famigliari.
Man mano che proseguiamo nella lettura, la vita, la morte, i tradimenti, i conflitti, le scelte felici e quelle infelici danno forma a un racconto che assume una funzione importante: aiutare a trovare consapevolezza e le chiavi per dare un senso alla vita. Perché con "I pesci non hanno gambe" e "Grande come l'universo" anche il lettore impara una cosa tanto semplice quanto fondamentale: che passato e presente sono utili l'uno all'altro. Il passato al presente per prendere il buono e imparare dal peggio. Il presente per il passato per dare pace ai morti, strappando all'oblio storie di vita e insegnamenti preziosi.
La forza di attrazione di Jón Kalman Stefánsson
La forza magnetica dei due libri di Stefánsson è indiscutibile.
Il collante di tutte le situazioni è, infatti, una scrittura seducente e fortemente espressiva che arriva dritta al centro che custodisce le nostre emozioni. E così, tra le pagine e le parole scelte con cura dall'autore ci si perde, si rimane incantati e ci ritrova molto spesso a sottolineare parti che sembrano riferirsi a situazioni personali o che rappresentano un modo utile per affrontare le situazioni della vita.
Perché quelli di Stefánsson sono due libri che portano con sé il vento dell'Islanda, l'odore di pesce, i rumori delle onde, i sentimenti umani e la saggezza di un popolo che vive a stretto contatto con le forze della natura. E l'autore non è solo un autore, ma un compagno fedele capace di accompagnarci in tutta la lunga lettura aprendo porte, accendendo luci, sbirciano fuori con noi dalle finestre. È lui che ci dice dove guardare, fuori e dentro questo romanzo.
Quando si ha tra le mani un doppio libro così ricco, la prima cosa che viene in mente è che la letteratura, quella vera, esiste. Per questo sono grata al bellissimo blog Interno Storie e all'iniziativa #bookingrammi di Instagram che mi ha fatto conoscere questo libro. E a Jón Kalman Stefánsson, per averlo scritto.
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