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03 febbraio 2016

Le serenate del ciclone


Ci sono romanzi che ti accompagnano in un viaggio che non vorresti mai finire, che ti fanno conoscere personaggi che non vorresti mai salutare e che ti suscitano tante emozioni quante sono le stelle in cielo. Sono quei romanzi che è impossibile non amare. È questo il caso dell’ultimissimo libro di Romana Petri, “Le serenate del Ciclone”.

La trama ha già di per sé qualcosa che anticipa lo spessore di questo romanzo: è la storia del padre dell’autrice, il cantante lirico Mario Petri.
A questo si aggiungono una forma originale, metà narrativa (nella prima parte), metà diario famigliare (nella seconda parte) e una scrittura che è come un’opera lirica: musicale, avvolgente e ricca di ritmo.
Ma anche gli amabilissimi personaggi e la ricchezza delle descrizioni degli ambienti culturali in cui si essi si muovono, nonché i numerosissimi richiami alla letteratura, arricchiscono ogni pagina di pura poesia.

Nella prima parte, quella narrativa, l’attenzione è tutta per le avventure giovanili del futuro cantante lirico. L’infanzia nella campagna vicino a Perugia, le amicizie e la vita di paese, l’incontro con il fascismo, i rapporti con il padre, il trasferimento a Roma e i primi successi sono sapientemente raccontati dalla penna di Romana. E a te non resta che gioire con Mario, disperarti con Mario, arrabbiarti con Mario e, sempre e comunque, tifare per questo meraviglioso protagonista.

Nella seconda parte, sancita dalla nascita della scrittrice, il sentimento si evolve e inizi a sentirti realmente parte della famiglia Petri. I personaggi diventano tuoi amici e le vicissitudini – dal grande successo alla caduta – iniziano a toccarti sempre più profondamente.

È incredibile veder nascere, vivere e morire un personaggio e l’ultima pagina di questo romanzo rappresenta l’addio a un amico con cui hai condiviso un percorso intenso e avvincente. Ed è bellissimo che il libro, grazie a questo, pare lunghissimo.

Per questo, e per tanto altro, considero “Le serenate del Ciclone” un libro che smuove l’anima. Un libro che ti trascina in mille emozioni ognuna diversa dall'altra.  D'altronde l'ultima volta che le lacrime hanno bagnato il mio viso così tanto è stato con Anna Karenina. Ma quella volta, chiuso il libro, la sensazione di profonda malinconia si è esaurita velocemente, il tempo di un abbraccio consolatorio del mio compagno.

3 commenti:

  1. Cara Dagmara, questo libro l'ho preso dopo aver letto la tua recensione e l'intervista all'autrice. E ho solo un commento da fare: grazie

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    1. Sono io che devo ringraziarti, per avermi letto e per aver avuto fiducia in me. Per me è una grandissima gioia.

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