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15 maggio 2016

La sua danza: a tu per tu con Rudolf Nureyev

A parte poche eccezioni rappresentate da libri come "Open" di Andre Agassi, non mi piacciono le biografie o le storie di personaggi celebri. Nemmeno quelle non ufficiali o in forma romanzata.
Le ho sempre trovate poco appassionanti e coinvolgenti, e il buon proposito di affrontarle si è sempre infranto dopo poche pagine.

Con "La sua danza" ho scoperto che leggere la storia di un personaggio famoso non è sempre qualcosa di noioso e lungo. Che dipenda dal personaggio in questione? Probabile.

Il libro ha per protagonista Rudolf Nureyev, il ballerino russo morto di Aids a soli 55 anni, e diventato icona irraggiungibile della danza.
La sua storia inizia in Russia nel 1941, quando nel reparto d’ospedale il giovane Rudik salta, vola e piroetta di fronte ai soldati di ritorno dalla guerra.

Come in un balletto, le vicissitudini umane di Nureyev si susseguono con un ritmo brillante e preciso attraverso diversi punti di osservazione.

La fuga dal regime verso orizzonti più ampi, la descrizione di una Russia immobile, ma densa di poesia, la personalità complessa e umana di un uomo ossessionato, la droga e il sesso sono alcune delle tematiche raccontate da un coro di personaggi che danno voce ai vari lati – sentimentale, artistico, sociale, politico e omosessuale – del ballerino.
Queste voci sono la sorella Tamara, il marito della sua prima insegnante di ballo, la loro figlia Julia, ma anche Andy Warhol e Margot Fonteyn.

Il pioniere della danza viene così messo a nudo da questa polifonia e dalla scrittura di Colum McCann, offrendoci molti spunti da ricordare.

Nureyev rappresenta una vita dedicata alla disciplina e alla voglia di raggiungere cime inaspettate.
Nureyev rappresenta la voglia di libertà e cambiamento attraverso la danza, che è già un modo metaforico di plasmare lo spazio.
Nureyev rappresenta la bellezza della danza e la fragilità di una persona reale che, come tutti noi, commette degli errori. Che paga molto cari.

Emozioni, azioni, scelte diventano il combustibile che muove i passi feroci di Nureyev, e a sua volta i passi della sua danza si trasformano in modo per raccontare gioia, ribellione e disperazione.
E tutto questo la scrittura dell’irlandese Colum McCann lo racconta benissimo.
Amavo la danza, ma dopo questo libro l’amo ancora di più.

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