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02 maggio 2016

Israele e Palestina: due libri da leggere

Palestina e Israele. Israele e Palestina. Non dovrebbero essere due squadre di calcio, ma dai più vengono trattate come tali. Non dovrebbero dividere il mondo in due fazioni che simpatizzano per una o per l'altra parte, ma lo fanno.
Io non tifo per nessuna delle due parti perché penso sia disumano e infantile schierarsi, soprattutto se parliamo di violenza ai danni degli innocenti. Quando a morire sono i civili, ogni parola diventa superflua e l'unica riflessione possibile è che la vendetta, una volta innescata, difficilmente può avere fine.

Della questione israelo-palestinese e di vendetta parlano anche due romanzi bellissimi: "Ogni mattina a Jenin" di Susan Abulhawa e "Vendetta" di George Jonas.

"Ogni mattina a Jenin" è una struggente saga familiare che racconta la storia di una famiglia araba costretta a lasciare la sua casa natale a Ein Hod per il campo profughi di Jenin e a subire, per oltre sessant'anni, violenze e soprusi da parte dell’esercito israeliano.
Non è una storia vera ma, come suggerisce l’autrice, i fatti e i dati raccontati purtroppo lo solo.
La famiglia di Amal, la protagonista del romanzo, diventa così l'emblema di tutte le famiglie palestinesi e la rappresentazione del dolore fisico e mentale delle vittime di ogni guerra.
Nelle pagine di "Ogni mattina a Jenin", è come se i palestinesi pagassero per tutto quello che hanno subito gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Come se il male dovesse per forza essere esorcizzato con altro male.

Questo concetto della circolarità del male lo ritroviamo anche in "Vendetta" di George Jonas (NDR. da cui Spielberg ha tratto il bellissimo film "Munich"). Tutto inizia il 5 settembre 1972, quando un commando palestinese di Settembre Nero fa irruzione nel villaggio olimpico di Monaco e sequestra alcuni atleti israeliani. Il risultato è un bagno di sangue.
Viene così organizzato un gruppo con il compito di dare la caccia ai terroristi responsabili della strage. A ogni costo.
La ricerca innesca però un'altra ricerca, e gli inseguitori si ritrovano inseguiti da un commando palestinese, in una girandola senza fine.

Se, anche in questo caso, il sentimento iniziale è rabbia e sdegno, proseguendo la lettura il punto di vista cambia.  Il libro, seguendo la storia del gruppo, indaga più profondamente le ragioni di entrambi i gruppi, e in generale il sentimento della vendetta e delle conseguenze a cui può portare: un circolo vizioso di violenza.
La vendetta è quindi rappresentata come un'eterna lotta tra un Davide e un Golia che si scambiano continuamente di posto: si comincia con una violenza intensa e tragica del forte ai danni del debole e si prosegue con l'ex debole che si trasforma a sua volta in forte.
Non è solo una storia che fa paura o una sequenza di fatti che disorienta, ma è la rappresentazione perfetta dell'attuale situazione geopolitica, dove si risponde ad atti di terrorismo con atti di terrorismo "necessari". Una risposta che per ora ha solo peggiorato la condizione del nostro mondo, che tanto si sente portatore di pace.

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