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07 marzo 2016

Nel paese delle ultime cose di Paul Auster



A raccontare il futuro della società ci avevano già provato Orwell con il suo “1984”, Aldous Huxley con “Il Mondo Nuovo” e Ray Bradbury con “Fahrenheit 451”. E tutti e tre sono stati premonitori.
In tempi più recenti, ci ha provato anche Paul Auster, scrittore americano conosciuto soprattutto per la sua “Trilogia di New York”.

“Nel paese delle ultime cose”, suo romanzo del 1996, ha come protagonista Anna, giovane donna che si reca in un paese sconosciuto e innominabile in cerca del fratello giornalista misteriosamente scomparso. È lei che racconta la storia sotto forma di lettera destinata a chi è rimasto nel “mondo normale”.

Caratterizzato da un’atmosfera carica di crudeltà e dramma, il paese delle ultime cose toglie il cibo e regala violenza, lascia vivere le persone per strada in condizioni disumane. Qualcuno si lascia morire, altri vengono ingiustamente assassinati.

In questa terra glaciale e brutale, simile a un moderno inferno dantesco, cose e persone semplicemente si estinguono. Infatti tutto, giorno dopo giorno, sparisce e cade nell’oblio senza che nessuno possa anche rendersene conto o ricordarsi della passata esistenza.

Tutto è precario, e l’unica cosa certa che rimane la morte.

La scrittura stessa di Auster diventa man mano sempre più claustrofobica, asciutta, ridotta fino a scomparire. Come uno dei personaggi costruisce barche da mettere in bottiglie di vetro sempre più piccole, così i sentimenti e anche il coraggio di raccontare le efferatezze che circondano i protagonisti si rimpiccioliscono man mano fino a scomparire.

Un sentimento che possiamo ritrovare anche nel contemporaneo, dove comportamenti senza valori a cui assistiamo ogni giorno non trovano quasi più parole per essere descritti.
Nel Paese delle Ultime cose, la speranza viene promessa e poi continuamente distrutta, e con essa la dignità, i valori e l’individuo stesso.
Ed è così che il romanzo si trasforma in un’analisi preoccupante della società odierna che racconta la disgregazione e la precarietà dell’esistenza umana.

Poche pagine ma un’intensità coinvolgente. Da leggere con attenzione.

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