"Era il cinquantaquattresimo compleanno del presidente
Vladimir Putin e quella morte sembrava un regalo.
Anna Stepanovna Politkovskaja viene sepolta il 10 ottobre 2006 al cimitero Trojekurovo di Mosca.
La sua parola non poteva essere fermata che così.
L’assassinio a oggi non ha colpevoli né mandanti. Ma le sue parole continuano a essere spine ficcate sotto le unghie e nelle tempie stesse del potere russo.
Cecenia è un libro pericoloso.
Anna Politkovskaja l’ha scritto riuscendo a rendere la storia della guerra in Cecenia una realtà quotidiana di tutti. Ed è questo ciò che l’ha uccisa."
Anna Stepanovna Politkovskaja viene sepolta il 10 ottobre 2006 al cimitero Trojekurovo di Mosca.
La sua parola non poteva essere fermata che così.
L’assassinio a oggi non ha colpevoli né mandanti. Ma le sue parole continuano a essere spine ficcate sotto le unghie e nelle tempie stesse del potere russo.
Cecenia è un libro pericoloso.
Anna Politkovskaja l’ha scritto riuscendo a rendere la storia della guerra in Cecenia una realtà quotidiana di tutti. Ed è questo ciò che l’ha uccisa."
da "La Bellezza e l’inferno" di Roberto Saviano
Prima chiave di lettura: un olocausto contemporaneo
"Cecenia. Disonore
Russo" è un libro che ci pone di fronte alla crudeltà di un potere capace di
giocare con le vite degli innocenti. È la storia di un olocausto contemporaneo,
e non (come detto dai comandanti russi) una necessaria operazione di
antiterrorismo. È la storia di un genocidio etnico e culturale ai danni di un
intero popolo, qualcosa di simile all'incomprensibile violenza della Shoah. È
un libro che destabilizza e non fa dormire, che parla dell’arroganza di
ritenere un popolo straniero indegno di vivere, e della malata idea di una singola
persona capace di dare forma (dal nulla) a un’operazione punitiva.
Seconda chiave di
lettura: Chi scrive, muore
Il libro va letto anche attraverso la storia della
giornalista, che si è trasformata in un testimone oculare scomodo e pericoloso
agli occhi dei mandanti dell’operazione. Anna è stata prima vittima della
macchina del fango russa, che l’ha denigrata, violentata verbalmente,
sbugiardata e manipolato la sua vita perché perdesse consenso. Poi, ritenendo
che non fosse abbastanza per fermare la sua voce, Anna è stata assassinata.
Perché non togliesse più il cappuccio della penna e continuasse a denunciare
quello che compiono i militari russi in Cecenia.
Anna e Roberto
Il parallelismo tra la giornalista e Roberto Saviano, che ha
anche raccontato la sua storia nel volume “La Bellezza e l’Inferno”, è la terza
chiave di lettura del romanzo. La macchina del fango, la potenza della parola e
il destino di chi vuole difendere democrazia e libertà sono elementi comuni
nell'esperienza dei due scrittori. Elementi comuni che è necessario trasformare
in spunti di riflessione per chi crede ancora nella giustizia e nella non
violenza.
E quindi, cosa può
fare il lettore?
Pura violenza. Il male. L’ingiustizia. Noi che ogni anno ci
raccogliamo il 27 gennaio attorno al ricordo della Shoah, meditiamo.
Perché non è tutto finito.
Perché i genocidi non sono racconti da chiudere nella
scatola dei ricordi della Seconda Guerra Mondiale.
Meditiamo perché nel mondo esistono ancora situazioni così,
a poche ore dai nostri comodi rifugi.
Meditiamo. Non
dimentichiamo. Divulghiamo.
Nessun commento:
Posta un commento