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21 aprile 2016

Cecenia. Il disonore russo

"Era il cinquantaquattresimo compleanno del presidente Vladimir Putin e quella morte sembrava un regalo.
Anna Stepanovna Politkovskaja viene sepolta il 10 ottobre 2006 al cimitero Trojekurovo di Mosca.
La sua parola non poteva essere fermata che così.
L’assassinio a oggi non ha colpevoli né mandanti. Ma le sue parole continuano a essere spine ficcate sotto le unghie e nelle tempie stesse del potere russo.
Cecenia è un libro pericoloso.
Anna Politkovskaja l’ha scritto riuscendo a rendere la storia della guerra in Cecenia una realtà quotidiana di tutti. Ed è questo ciò che l’ha uccisa
."

da "La Bellezza e l’inferno" di Roberto Saviano



Prima chiave di lettura: un olocausto contemporaneo

 "Cecenia. Disonore Russo" è un libro che ci pone di fronte alla crudeltà di un potere capace di giocare con le vite degli innocenti. È la storia di un olocausto contemporaneo, e non (come detto dai comandanti russi) una necessaria operazione di antiterrorismo. È la storia di un genocidio etnico e culturale ai danni di un intero popolo, qualcosa di simile all'incomprensibile violenza della Shoah. È un libro che destabilizza e non fa dormire, che parla dell’arroganza di ritenere un popolo straniero indegno di vivere, e della malata idea di una singola persona capace di dare forma (dal nulla) a un’operazione punitiva.

Seconda chiave di lettura: Chi scrive, muore

Il libro va letto anche attraverso la storia della giornalista, che si è trasformata in un testimone oculare scomodo e pericoloso agli occhi dei mandanti dell’operazione. Anna è stata prima vittima della macchina del fango russa, che l’ha denigrata, violentata verbalmente, sbugiardata e manipolato la sua vita perché perdesse consenso. Poi, ritenendo che non fosse abbastanza per fermare la sua voce, Anna è stata assassinata. Perché non togliesse più il cappuccio della penna e continuasse a denunciare quello che compiono i militari russi in Cecenia.

Anna e Roberto

Il parallelismo tra la giornalista e Roberto Saviano, che ha anche raccontato la sua storia nel volume “La Bellezza e l’Inferno”, è la terza chiave di lettura del romanzo. La macchina del fango, la potenza della parola e il destino di chi vuole difendere democrazia e libertà sono elementi comuni nell'esperienza dei due scrittori. Elementi comuni che è necessario trasformare in spunti di riflessione per chi crede ancora nella giustizia e nella non violenza.

E quindi, cosa può fare il lettore?

Pura violenza. Il male. L’ingiustizia. Noi che ogni anno ci raccogliamo il 27 gennaio attorno al ricordo della Shoah, meditiamo.
Perché non è tutto finito.
Perché i genocidi non sono racconti da chiudere nella scatola dei ricordi della Seconda Guerra Mondiale.
Meditiamo perché nel mondo esistono ancora situazioni così, a poche ore dai nostri comodi rifugi.


Meditiamo. Non dimentichiamo. Divulghiamo.

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